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Autotrapianto dentale: come riconoscere un elemento adatto

Il nostro tootor, Luca Boschini, spiega i passaggi necessari per riconoscere l'elemento adatto a eseguire un autotrapianto dentale.

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Cosa vedremo in questo articolo

Cos’è l’autotrapianto dentale?

Quando si parla di autotrapianto dentale ci si riferisce a una tecnica piuttosto complessa, che consente di sostituire un elemento compromesso con un elemento donatore sano.

Spesso gli elementi che vengono scelti come donatori ideali sono gli ottavi, ovvero i denti del giudizio. 

Ma quali sono i criteri di scelta?

Il nostro tootor, Luca Boschini (esperto di questa tecnica), spiega come riconoscere un elemento adatto a essere trapiantato, illustrando il caso di un paziente che presenta un grave riassorbimento cervicale del settimo. In particolare, l’analisi è svolta grazie alla tomografia computerizzata cone beam (in inglese: cone beam computed tomography o CBCT).

 

Fase I: riconoscimento

«Su questo render di una CBCT possiamo vedere che ci sono due elementi, un sesto e un settimo, che presentano un riassorbimento cervicale. Il sesto tutto sommato ha un riassorbimento piuttosto limitato che sembra quasi essersi autoriparato, ma il settimo ha un riassorbimento cervicale invasivo nella zona mesio-linguale che, sostanzialmente, lo rende irrecuperabile» spiega Boschini, mentre illustra il caso di un paziente su cui ha eseguito autotrapianto dentale

 

Fase II: verifica della compatibilità

«Sempre giocando con tutte le trasparenze possibili delle analisi tridimensionali che possiamo fare su una CBCT, riusciamo a capire quella che può essere la compatibilità tra un elemento donatore e l’elemento ricevente

Più apicalmente le radici sono sane, ma nella parte interna mesiale questo riassorbimento è decisamente più importante e fa penetrare il tessuto osteoide all’interno. 

«È difficile proporre il recupero di questo elemento dentario, quindi l'ottavo diventa, di fatto, un ottimo candidato per la sostituzione del settimo» prosegue Boschini. «Le dimensioni sono grossomodo simili a livello radicolare, anche se il settimo ha due radici ben distinte, mentre l’ottavo ha due radici tendenzialmente fuse.»

 

Fase III: verifica della fattibilità dell’intervento

«Analizziamo, secondo tutti i piani dello spazio, sia l'elemento donatore che l'elemento ricevente, o meglio il sito ricevente, ossia il sito dove andremo a posizionare l'elemento donatore una volta estratto l’elemento compromesso. Vediamo che, grossomodo, le superfici e i volumi ossei sono tali da poter ospitare l’elemento donatore. Spesso, per completare l’analisi, una delle cose che si può fare è segmentare gli elementi, ovvero rimuovere tutte le porzioni di osso e di denti che non servono, in maniera da lasciare estrapolati soltanto gli elementi interessati (quindi l'elemento compromesso e l'elemento donatore), proprio per fare un confronto tra quelli che sono i volumi a disposizione

Autotrapianto_dentale_riconoscimento

Fase I: riconoscimento degli elementi interessati da autotrapianto dentale. 

Autotrapianto_dentale_compatibilità

Fase II: verifica della compatibilità tra gli elementi.

Autotrapianto_dentale_fattibilità

Fase III: verifica della fattibilità dell'intervento.

Autotrapianto_dentale_volumi

Considerazioni: differenza non rilevante tra la corona dell'ottavo e la corona del settimo.

Autotrapianto_dentale_attivazione

Attivazione dell'autotrapianto dentale.

Autotrapianto_dentale_post_operatorio

Immagine post-operatoria.

Qualche considerazione finale…

Nel caso di questo paziente, la corona dell’ottavo è molto grande rispetto a quella del settimo: problema non rilevante se si considera che, trattandosi dell'ultimo dente dell’arcata, non ci sarà alcun elemento a impedirne poi l’alloggiamento. I volumi radicolari, infatti, mostrano come questo dente del giudizio sia a tutti gli effetti un buon candidato rispetto al settimo compromesso. 

 

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Per scoprire come eseguire in modo corretto un autotrapianto dall’inizio alla fine, puoi assistere ai casi clinici di Luca Boschini e ascoltare i suoi consigli.